Magone il Sannita

Magone il Sannita (... – ...; fl. III secolo a.C.) è stato un militare cartaginese, uno dei luogotenenti più abili di Annibale durante la sua lunga campagna in Italia nella seconda guerra punica.

Biografia

Questo generale cartaginese della guerra annibalica viene menzionato da Polibio e da Tito Livio; i due autori antichi riferiscono in particolare che Magone ebbe un ruolo importante subito dopo la battaglia di Canne quando ricevette da Annibale l'incarico di marciare con una parte dell'esercito cartaginese nel Bruzio e occupare quell'importante regione, ricercando la collaborazione delle popolazioni italiche locali. Magone riuscì in un primo momento a completare con successo la sua missione e fu per un considerevole periodo comandante in capo delle truppe cartaginesi nel Bruzio. Polibio peraltro critica il comportamento di Magone che egli giudica "avidissimo di ricchezza"; egli sarebbe stato, insieme al misterioso Annibale Monomaco, il maggiore responsabile dei saccheggi e delle devastazioni compiute dai cartaginesi durante la guerra in Italia[1].

È menzionato nel 212 a.C. con Annone per l'assedio e la conquista di Thurii; poco tempo dopo riuscì ad attirare in un'imboscata in Lucania, nei pressi di Benevento, il proconsole Tiberio Sempronio Gracco, che morì sconfitto in battaglia.[2] Magone immediatamente inviò il corpo senza vita del generale romano ad Annibale, assieme alle insegne del suo rango.

Poco dopo attaccò con 2.000 cavalieri, in un'azione di disturbo, le armate consolari nei pressi di Capua, riuscendo ad uccidere più di 1.500 Romani.[3]

Nel 208 a.C. era il comandante della piazzaforte di Locri, quando il generale romano Lucio Cincio Alimento la attaccò sia per mare che per terra; Magone si era asserragliato nella cittadella e si trovava in evidenti difficoltà, quando per sua fortuna l'arrivo inaspettato di Annibale consigliò i Romani di togliere l'assedio in modo precipitoso [4].

Secondo Polibio, Magone fu amico intimo e compagno di Annibale dagli anni dell'adolescenza e, secondo i Cartaginesi, divideva il vizio dell'avarizia con il grande generale [1].

Note

  1. ^ a b Polibio, IX, 25.
  2. ^ Livio, XXV, 16; Periochae, 25.5.
  3. ^ Livio, XXV, 18.1.
  4. ^ Livio, XXVI, 18.26-28.

Bibliografia

Fonti primarie
  • (GRC) Appiano di Alessandria, Historia Romana (Ῥωμαϊκά), VII e VIII. Versione in inglese qui Archiviato il 20 novembre 2015 in Internet Archive..
  • (LA) Cornelio Nepote, De viris illustribus.
  • (LA) Eutropio, Breviarium ab Urbe condita, III.
  • (GRC) Polibio, Storie (Ἰστορίαι), VII. Versioni in inglese disponibili qui e qui.
  • (GRC) Strabone, Geografia, V. Versione in inglese disponibile qui.
  • (LA) Tito Livio, Ab Urbe condita libri, XXI-XXX.
  • (LA) Tito Livio, Periochae, vol. 21-30.
Fonti storiografiche moderne
  • (EN) William Smith (a cura di), Mago, in Dictionary of Greek and Roman Biography and Mythology, 1870., vol II, pag. 904, n. 7
  • Giovanni Brizzi, Storia di Roma. 1. Dalle origini ad Azio, Bologna, Patron, 1997, ISBN 978-88-555-2419-3.
  • Giovanni Brizzi, Scipione e Annibale, la guerra per salvare Roma, Bari-Roma, Laterza, 2007, ISBN 978-88-420-8332-0.
  • Guido Clemente, La guerra annibalica, collana Storia Einaudi dei Greci e dei Romani, XIV, Milano, Il Sole 24 ORE, 2008.
  • Theodor Mommsen, Storia di Roma antica, vol.II, Milano, Sansoni, 2001, ISBN 978-88-383-1882-5.
  • André Piganiol, Le conquiste dei romani, Milano, Il Saggiatore, 1989.
  • Howard H.Scullard, Storia del mondo romano. Dalla fondazione di Roma alla distruzione di Cartagine, vol.I, Milano, BUR, 1992, ISBN 88-17-11574-6.
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