Polittoto

Il polittòto o poliptòto (dal greco πολύπτωτον, polýptōton, «con molti casi») è una figura sintattica in cui una parola ripetuta a breve distanza all'interno di un enunciato, pur essendo la stessa, assume una funzione sintattica diversa. Per esempio lo stesso verbo coniugato in tempi, modi, persone, diatesi diverse o un medesimo sostantivo in casi diversi.

Il polittoto può occupare qualsiasi posizione all'interno della frase, ed è frequente nelle situazioni comunicative che presentano le figure della ripetizione.

Esempi

(LA)

«Soles occidere et redire possunt:
nobis cum semel occidit brevis lux
nox est perpetua una dormienda.»

(IT)

«I soli possono tramontare e risorgere;
a noi, quando la breve luce tramonta per sempre,
tocca dormire un'unica notte eterna.»

(Catullo, Liber, Carme V)

(LA)

«Staphyla: Nam cur me miseram verberas?
Euclio: Ut misera sis,
atque ut te dignam mala malam aetatem exigas.»

(IT)

«Stafila: Perché mi batti, me misera?
Euclione: Perché tu sia misera
e spenda, come meriti, trista una trista vita.»

(Plauto, Aulularia)

«Cred'io ch'ei credette ch'io credesse...»

(Dante Alighieri, Inferno, XIII, v. 25)

«di me medesmo meco mi vergogno...»

(Petrarca, Canzoniere, I, v. 11)

Voci correlate

  • Omeottoto
  • Ripetizione
  • Variatio

Collegamenti esterni

  • (EN) polyptoton, su Enciclopedia Britannica, Encyclopædia Britannica, Inc. Modifica su Wikidata
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