More danico

Sigurd I di Norvegia nato da un'unione non secondo gli usi cristiani (concubinato o more danico) come lo furono le unioni da cui ebbe tutta la sua discendenza

La locuzione more danico è un'espressione del latino medioevale che può essere tradotta come "alla maniera danese" o "secondo le usanze norrene". Indica un tipo di matrimonio tradizionale, che era in uso nel Medioevo nel nord Europa, in particolare presso i Normanni.

«Il mos Danicus riguardo al matrimonio o al concubinato, o piuttosto riguardo ad una sorta di terzo stato tra matrimonio e concubinato, è spesso menzionato nella storia normanna dell'epoca.»

(Freeman, p. 624)

Gli esempi di unioni more danico che ci sono pervenuti riguardano donne che, pur di alto ceto sociale, avevano una posizione in qualche modo inferiore alle consorti unite con matrimoni canonici; tuttavia i figli nati dalle unioni more danico, per tradizione e per diritto consuetudinario, erano considerati di rango pari e dotati di pari diritti, anche successori. Diversi figli more danico divennero per successione re o duchi.

L'istituzione

Il more danico permetteva la poligamia (seriale o simultanea), ma non ne è sinonimo.[1] Progressivamente scoraggiata dalla Chiesa cristiana, la pratica del more danico gradualmente cessò.[2]

«È possibile, dunque, che il more danico non fosse un matrimonio informale né un sequestro legittimato, ma semplicemente il matrimonio laico contratto conformemente al diritto germanico, piuttosto che il matrimonio canonico.»

(Reynolds, p. 112)

Il termine "laico" qui non sarebbe da interpretare come se non vi fosse alcun contesto religioso germanico. Sebbene i possibili rituali rimangano sconosciuti, si può assumere che fosse una forma di handfasting.[3]

I diritti della moglie nel more danico rimangono incerti e il "mettere da parte" una moglie more danico poteva avvenire apparentemente su semplice volontà del marito. Spesso avveniva per l'intenzione di sposare more christiano una donna di più alto ceto sociale,[2] ma poiché sono diversi i casi di mariti tornati alla moglie more danico, è possibile che tale unione fosse meramente sospesa o continuasse in incognito. Poteva essere anche completamente dissolta, così che la donna fosse libera di risposarsi. Si ignora se il suo consenso fosse necessario.[4]

Più raramente, si utilizzava per legittimare un rapimento, come tra Rollone e Poppa (figlia di Berengario, conte franco di Bayeux e marchese di Neustria, ucciso dallo stesso Rollone nella presa della città),[5] ma non era un suo uso caratteristico.

Mentre il diritto romano non distingueva tra fuga d'amore e rapimento (entrambi raptus in parentes), la distinzione era significativa presso le popolazioni germaniche. In aggiunta, secondo Reynolds, il consenso dei parentes era richiesto nel more danico. Questo consenso poteva tuttavia essere conseguito anche dopo il fatto, in caso di fuga d'amore.

I sostenitori della teoria del Friedelehe affermano che tale istituzione lasciò delle vestigia nel matrimonio morganatico, ma tale interpretazione è alquanto discussa.

Status dei matrimoni more danico in una società cristiana

«Nella Francia centrale e settentrionale, dove il diritto consuetudinario aveva incluso meno diritto romano, quest'ultimo non veniva accettato completamente o come fonte autorevole in sé.»

(Taylor, pp. 66-67)

Perlomeno così fu, finché la coscienza delle nazioni occidentali si sviluppò e le leggi nazionali furono codificate. Allora divenne la norma che tutte le persone in un Paese dovessero essere soggette alle stesse leggi. In precedenza, ogni uomo doveva rendere conto alle leggi della propria gente.

«In Francia, tra il IX e l'XI secolo l'antico principio germanico della personalità della legge, per la quale la legge era applicabile a seconda della razza di appartenenza, ha ceduto il passo al principio della territorialità, per la quale la legge è valida all'interno di un certo paese.»

(Taylor, p. 66)

Accettando il battesimo e il vassallaggio sotto il re cristiano Carlo III di Francia dopo il trattato di Saint-Clair-sur-Epte nel 991, Rollone aveva posto i vichinghi normanni sull'inevitabile strada della cristianizzazione, pur mantenendo alcune antiche consuetudini. Questa in particolare, poté comunque essere praticata per diverso tempo, per quanto scoraggiata subito dalla Chiesa e successivamente usata anche politicamente per denigrare l'onore e mettere in dubbio la titolarità dei diritti ereditari; si menziona a titolo di esempio che Guglielmo il Conquistatore, figlio di Roberto I di Normandia, era chiamato anche Guglielmo il Bastardo (in francese Guillaume le Bâtard) in quanto nato da una unione more danico. La necessità di un sacerdote alla cerimonia di matrimonio fu definitivamente ufficializzata solo con il concilio di Trento l'11 novembre 1563.

Esempi storici

Alcuni personaggi storici di cui si ha notizia certa di un loro matrimonio more danico sono:

Diversi storici moderni hanno applicato il termine anche a varie unioni irregolari o concubinati di diversi monarchi dell'epoca vichinga, tra cui Canuto I d'Inghilterra con Ælfgifu di Northampton,[2] Harald I di Norvegia con più consorti/concubine, Cerball mac Dúnlainge e Magnus III di Norvegia, accomunati dal fatto di aver avuto figli al di fuori dei matrimoni regolari ma con pieni diritti ereditari. Inoltre, sebbene incerto e poco confermato a causa dell'omonimia con il fratellastro illegittimo, è possibile che l'ultimo re di Sicilia della dinastia Hohenstaufen Corradino di Svevia si sia sposato more danico (o comunque in maniera morganatica) con una nobile siciliana ed abbia avuto da lei due figli prima di sposarsi ufficialmente per procura con Sofia di Landsberg, da cui non ebbe figli.

Note

  1. ^ Adamo da Brema, Gesta Hammaburgensis Ecclesiae Pontificum.
    «Ogni uomo ha due o tre donne allo stesso tempo, a seconda del grado del livello del suo potere; i ricchi e chi governa ne hanno più di quanto possano contare»
  2. ^ a b c Whittock, p. 72.
  3. ^ Thrupp,  pp. 53-55.
  4. ^ Guglielmo I di Normandia, sposato more danico con la bretone Sprota nel 930, si sposò nel 940 more christiano con Liutgarda di Vermandois, figlia di Heribert II, conte Vermandois: Dudone di San Quintino, iii, 32.
    In seguito Sprota si unì, forzatamente, ad Eperlengo di Le Vaudreuil un ricco proprietario da cui ebbe un altro figlio, Raoul d'Ivry (noto anche come Rodolf), sebbene non sia chiaro se avvenne durante il matrimonio di Gugliermo con Liutgarda, o dopo la sua morte: (EN) Stewart Baldwin, Henry Project: "Sprota", su sbaldw.home.mindspring.com, 8 febbraio 2004.
  5. ^ Reynolds, pp. 110-111.

Bibliografia

Fonti primarie
Fonti moderne
  • (EN) Edward Augustus Freeman, Note X: Danish Marriage, in The History of the Norman Conquest of England: Its Causes and Its Results, vol. 1, Cambridge University Press, 7 luglio 2011, p. 624, ISBN 978-1-108-03008-3.
  • (EN) Henry Osborn Taylor, The Classical Heritage of the Middle Ages, New York, The MacMillan Comany, 1911, pp. 66-67, ISBN 978-1-108-03008-3.
  • (EN) Philip Lyndon Reynolds, Marriage in the Western Church: The Christianization of Marriage During the Patristic and Early Medieval Periods, BRILL, 1994, pp. 101-110, ISBN 90-04-10022-9.
  • (EN) John Thrupp, The Anglo-Saxon Home: A History of the Domestic Institutions and Customs of England, from the Fifth to the Eleventh Century[collegamento interrotto], New York, Adegi Graphics LLC, gennaio 2002 [1862], pp. 66-67, ISBN 978-1-4021-9281-4.
  • (EN) Charlton Lewis e Charles Short, Part V, "Germanic Law: Irregular and Informal Marriage", in A Latin Dictionary, Oxford, Clarendon Press, 1879, pp. 101-110, ISBN 0-19-864201-6.
  • (EN) Martyn Whittock e Hannah Whittock, 1018 and 1066: Why the Vikings Caused the Norman Conquest, Crowood, 2016, p. 72, ISBN 978-0-7198-2050-2.

Voci correlate

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